Uno studio internazionale condotto dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino ha dimostrato, con esperimenti in vitro, che è possibile rafforzare l’azione delle Natural Killer, cellule del sistema immunitario, contro la Leucemia Linfoblastica Acuta di tipo B. La ricerca è stata resa possibile grazie al progetto Marie Curie, un prestigioso finanziamento europeo per supportare la formazione di giovani ricercatori. Questi risultati aprono nuovi orizzonti nell’ambito della ricerca sui trattamenti contro le leucemie pediatriche, soprattutto quelle più aggressive e recidivanti.

La Leucemia Linfoblastica Acuta di tipo B, la forma più comune nei bambini, può essere sconfitta. Lo suggeriscono i risultati di uno studio, condotto dalla dott.ssa Natalia Colomar-Carando, e coordinato dalle dott.sse Daniela Pende e Raffaella Meazza, ricercatrici presso l’Unità Operativa di Immunologia diretta dalla prof.ssa Maria Cristina Mingari, dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, con il contributo dell’industria biotecnologica Innate Pharma di Marsiglia, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova e pubblicato sull’importante rivista Cancer Immunology Research. I ricercatori hanno dimostrato che delle molecole, denominate "engagers", potenziano il ruolo anti-tumorale dei linfociti Natural Killer contro le cellule leucemiche. Se i risultati verranno confermati da studi in vivo, l’approccio potrebbe essere traslato nella pratica clinica, aumentando le possibilità di sconfiggere uno dei tumori più frequenti in ambito pediatrico.
 
La Leucemia Linfoblastica Acuta di tipo B: causa e numeri
La Leucemia Linfoblastica Acuta di tipo B (LLA-B) è un tumore del sangue caratterizzato da eccessiva produzione di linfociti B, appartenenti alla famiglia dei globuli bianchi, a causa di un’anomalia nel loro sistema di "crescita". Mentre i linfociti B "adulti" sono responsabili della produzione di anticorpi, quelli malati non vanno incontro a maturazione, ma anzi iniziano a duplicarsi molto rapidamente accumulandosi nel sangue, nel midollo osseo, nei linfonodi e in altri organi, come milza, fegato e sistema nervoso.
 
Questa forma di leucemia acuta rappresenta circa l’80% delle leucemie in età pediatrica e il 25% di tutti i tumori diagnosticati entro i 14 anni di età, con un picco di casi tra i 2 e i 5 anni. Fortunatamente, per i giovani pazienti affetti da questa patologia c’è un alto tasso di sopravvivenza ma non è ancora abbastanza: su 100 bambini e adolescenti che si ammalano, 15 non riescono a guarire. 
 
La scelta terapeutica si basa sulle caratteristiche del paziente e della malattia. Nei casi più gravi, quando i bambini non rispondono alla chemioterapia o vanno incontro a recidiva, si propone un trapianto di cellule staminali ematopoietiche, per eliminare le cellule malate e sostituirle con cellule sane del donatore.  
 
Natural Killer: la prima linea di difesa dell’organismo
Le cellule Natural Killer, o NK, sono globuli bianchi che svolgono un’azione di "pronto intervento" quando incontrano cellule infettate da virus o cellule tumorali. L’estrema rapidità della loro risposta deriva dalla presenza sulla loro superficie di diversi tipi di proteine, chiamate recettori, che legano molecole espresse in modo anomalo dalle cellule bersaglio: specifiche combinazioni di legami sono un’avvisaglia per le NK di essere di fronte ad una minaccia da contrastare. A quel punto, le NK bombardano le cellule malate con proteine che le inducono al "suicidio". 
 
Lo studio
<<Le NK svolgono un’importante azione anti-tumorale, ma questo non è sempre sufficiente per bloccare la neoplasia - spiega Daniela Pende - Negli anni sono state sviluppate diverse strategie per migliorare gli approcci terapeutici che sfruttano la citotossicità delle NK verso le cellule cancerose, soprattutto nell’ambito di tumori maligni del sangue. 
Grazie alla collaborazione con l’Innate Pharma, lo studio ha analizzato la capacità di alcune molecole denominate "NK cell engagers" (NKCE) di potenziare in vitro l’attività funzionale delle NK isolate dal sangue di donatori sani contro cellule leucemiche LLA-B pediatriche. In particolare, gli NKCE sono composti capaci di creare tre legami in contemporanea: due con recettori attivatori delle NK (CD16 e NKp46 oppure CD16 e NKp30) e uno con una proteina espressa dalle cellule B leucemiche (CD19)>>.
 
<<Così facendo, gli NKCE facilitano l’avvicinamento tra cellula immunitaria e cellula tumorale - aggiunge Raffaella Meazza - lo stretto contatto indirizza specificatamente e attiva le NK verso le cellule bersaglio.
I dati ottenuti in vitro sono incoraggianti per promuovere lo sviluppo di nuove strategie di immunoterapia con cellule NK e NKCE contro tutte le forme di leucemia acuta B, persino quelle più aggressive e recidivanti. Sono stati analizzati gli effetti degli NKCE su cellule NK, isolate da un gruppo di pazienti pediatrici a distanza di 1, 2, 3 e 12 mesi dal trapianto di cellule staminali ematopoietiche, nei confronti di cellule leucemiche LLA-B pediatriche. Anche in questo caso le NK, in presenza di NKCE, hanno mostrato in vitro un ruolo anti-tumorale più forte e più specifico, a conferma che questo approccio può essere sicuro ed efficace nella pratica clinica persino in pazienti con forme leucemiche gravi, che ricevono il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, per contrastare eventuali recidive leucemiche>>.
 
<<Questo studio è stato reso possibile grazie al progetto europeo Marie Curie "H2020-MSCA-ITN-765104-MATURE-NK" (l’acronimo MATURE-NK sta per "Manufacturing tumor-reactive Natural Killer cells"), finalizzato all’alta formazione di giovani ricercatori nell’ambito della ricerca traslazionale per collegare la ricerca di base con la clinica e l’industria biotecnologica - conclude Daniela Pende - La giovane ricercatrice spagnola Natalia Colomar-Carando, contrattista dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e iscritta al Dottorato di Immunologia Clinica e Sperimentale dell’Università di Genova, ha condotto gli esperimenti nel laboratorio di Immunologia dell’Istituto, sotto la supervisione mia e di Raffaella Meazza. Fondamentali sono state le collaborazioni con l’Innate Pharma di Marsiglia, che ha fornito gli NKCE, l’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e l’IRCCS Istituto Giannina Gaslini di Genova>>.
 
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