Esiste il momento giusto in cui operare i pazienti con tumore al retto: anticipare l’intervento per chi non risponde al trattamento pre-operatorio riduce la mortalità e il rischio di ricadute dopo 10 anni dalla diagnosi. Lo rivela uno studio multicentrico italiano, che ha coinvolto l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e altri 11 centri di riferimento, pubblicato recentemente su Jama Surgery, un’importantissima rivista di settore. I risultati del lavoro potranno cambiare le linee guida delle attuali pratiche cliniche.

Il tumore al retto è una neoplasia maligna che si sviluppa nella parte finale dell’intestino crasso e che ogni anno colpisce circa 500.000 persone nel mondo. Il tumore rettale è curabile se la diagnosi arriva in fasi precoci, invece se la neoplasia si trova già in stadi più avanzati le possibilità di guarigione si riducono notevolmente.
 
<<L’intervento chirurgico è un passaggio obbligato per guarire dal tumore al retto ma prima, per rimpicciolire la massa tumorale e facilitarne la rimozione, i pazienti vengono sottoposti a chemioradioterapia - spiega Stefano Scabini, responsabile della Unità Operativa di Chirurgia generale ad indirizzo oncologico dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e uno degli autori dello studio insieme ad Alessandra Aprile e Davide Pertile, medici e ricercatori dello stesso dipartimento di Chirurgia - Inoltre, il trattamento preoperatorio è fondamentale per ridurre il rischio di recidiva. L’attuale pratica clinica prevede che l’operazione chirurgica sia programmata a distanza di 6-12 settimane dalla fine del trattamento pre-operatorio. Ma una percentuale di persone, circa il 60%, non ottiene assoluti benefici dalla chemioradioterapia: non si osserva una regressione del tumore, in questi casi tardare troppo l’operazione potrebbe diminuire le possibilità di guarigione>>.
 
<<La Chirurgia generale ad indirizzo oncologico dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino - prosegue Alessandra Aprile - ha partecipato ad uno studio multicentrico nazionale che ha analizzato eventuali vantaggi nell’anticipare l’intervento chirurgico per persone con tumore rettale che rispondono poco o nulla al trattamento pre-operatorio. La collaborazione tra 12 Centri italiani di riferimento per il cancro del retto, ha permesso di raccogliere dati da oltre 1000 persone affette da tumore rettale ed operate dopo essere state sottoposte a trattamento chemioradioterapico>>.
 
<<Nel progetto - chiarisce Davide Pertile - i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi differenziati dal tempo intercorso tra la chemioradioterapia e l’operazione chirurgica: fino ad 8 settimane il primo gruppo e oltre le 8 settimane il secondo. I risultati ottenuti hanno evidenziato che un intervento anticipato determina la riduzione del 17% sia della mortalità sia del rischio di ricadute dopo 10 anni dalla diagnosi. Secondo quanto abbiamo dimostrato, i pazienti che rispondono poco o nulla alla terapia pre-operatoria dovranno essere sottoposti alla rimozione chirurgica del tumore poco dopo la chemioradioterapia, evitando inutili ritardi>>.
 
<<Il nostro studio è fondamentale per ottimizzare le terapie oncologiche contro un tipo di tumore che si basa su “trattamenti personalizzati” - conclude Stefano Scabini - infatti il momento giusto per operare ciascun paziente deve essere determinato a partire dalla responsività del tumore. Inoltre, il nostro lavoro potrà modificare le linee guida delle attuali pratiche cliniche, e la sua rilevanza è stata confermata anche da parte della stessa rivista che ha previsto un "Invited Commentary", trattamento riservato solitamente a scoperte che possono incidere in maniera importante sulle pratiche cliniche di tutti i giorni>>.