Per ottimizzare la cura delle persone con carcinoma delle vie urinarie metastatico, è necessario identificare nuovi fattori per migliorare la previsione dell’andamento della malattia. Uno studio del San Martino ha formulato un nuovo algoritmo, denominato ITACA, per predire con più accuratezza la prognosi e per guidare verso la scelta terapeutica più indicata per ciascun paziente.

Ogni anno in Italia circa 24.000 uomini e 5.700 donne scoprono di avere un tumore della vescica e delle vie urinarie, rappresentando circa l'11% di tutte le diagnosi oncologiche, e l'efficacia delle cure dipende dallo stadio in cui il tumore viene scoperto. Per il carcinoma delle vie urinarie in fase metastatica la chemioterapia ha rappresentato per decenni il trattamento standard, fino a che negli ultimi anni l’immunoterapia ha rivoluzionato lo scenario terapeutico in tutto il settore oncologico, ma non tutti i pazienti rispondono alle cure. Al fine di ottimizzare i trattamenti per le persone con tumore avanzato delle vie urinarie, la ricerca si è indirizzata verso l’identificazione di nuovi biomarcatori in grado di consentire una migliore previsione dell’andamento della malattia.

Uno studio internazionale, condotto dal dott. Giuseppe Fornarini, medico oncologo dell’Oncologia Medica 1 e Coordinatore del Disease Management Team (DMT) delle Neoplasie Urologiche dell'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, insieme alla dott.ssa Sara Elena Rebuzzi, dirigente medico oncologo dell’Ospedale San Paolo di Savona e dottoranda di Oncologia Traslazionale dell'Università di Genova, ha sviluppato un nuovo algoritmo, chiamato ITACA score (acronimo del titolo del progetto: "A novel immunotherapy prognostic score for patients with pretreated advanced urInary TrAct CArcinoma from the subgroup analysis of the SAUL study"), che permette di anticipare la prognosi dei pazienti così da poter consigliare loro l'opzione terapeutica più idonea e ha dimostrato maggiore accuratezza prognostica rispetto a quello comunemente utilizzato nella pratica clinica (Bellmunt score).

Lo studio
<<ll Gruppo Italiano di Oncologia Urologica (Meet-URO), in collaborazione con la ROCHE, ha analizzato 13 variabili cliniche in oltre 1000 persone con carcinoma metastatico delle vie urinarie ed età media di 68 anni precedentemente incluse in uno studio internazionale multicentrico di fase IIIB (Studio SAUL) - racconta Fornarini - in cui i pazienti avevano ricevuto un nuovo farmaco immunoterapico, l’atezolizumab, dopo che i cicli di chemioterapia non avevano bloccato la progressione del tumore.

I risultati della ricerca hanno permesso di identificare nuovi fattori prognostici (presenza di metastasi nel fegato e/o nelle ossa, l’istologia del tumore, i precedenti trattamenti steroidei, il livello di infiammazione, i livelli di emoglobina e le condizioni generali del paziente), consentendo di creare un nuovo modello prognostico, l’ITACA score, capace di suddividere i pazienti in cinque gruppi sulla base della previsione della risposta ai trattamenti.

Il nuovo algoritmo combina caratteristiche cliniche e parametri dell’emocromo completo, tutti fattori facilmente ricavabili dalla pratica clinica, a basso costo e senza analisi invasive aggiuntive - prosegue Fornarini - L'ITACA score verrà applicato e validato anche in altri ambiti in cui i pazienti colpiti da carcinoma metastatico delle vie urinarie hanno ricevuto immunoterapia (prima linea di trattamento e fase di mantenimento). Per la sua elevata capacità di predire l’aspettativa di vita dei pazienti, l’ITACA score potrà essere utile in futuro per selezionare la migliore scelta terapeutica>>.

Tra i principali collaboratori del progetto risultano il dott. Giuseppe Luigi Banna (Portsmouth Hospitals University NHS Trust), il prof. Alessio Signori (Università di Genova), il prof. Pasquale Rescigno (Newcastle University), il prof. Axel Merserburger, (University Hospital Schleswig-Holstein), la prof.ssa Cora N. Sternberg (Sandra and Edward Meyer Cancer Center), il prof. Ugo de Giorgi (Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori "Dino Amadori"), il dott. Umberto Basso ed il dott. Marco Maruzzo (Istituto Oncologico Veneto), la dott.ssa Patrizia Giannatempo (Istituto Nazionale dei Tumori) ed il prof. Sebastiano Buti (Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma).

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